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DETTAGLIO NEWS
 
06/04/2010 09:20:47 - Questo è il mio Oceano
 
Catania 12 novembre 2006......l`inizio. Ringrazio Marco e Daniela per l`avventura che mi hanno regalato,non finirò mai di ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e incoraggiato nelle mie "Mattane"e che sono orgogliosi di avere una madre e una moglie matta come un cavallo. Un grazie a tutti gli amici sparsi per il mondo, che mi hanno sostenuto con il loro pensiero e i loro messaggi.

Sono le 3.30 del mattino suona la sveglia,giorno da ricordare, mi aspetta l`aereo per Gran Canaria,a casa tutti dormono ancora,mi alzo per andare a preparare un caffè,nel buio inciampo su qualcosa poggiato sul pavimento,il mio borsone. Accendo la luce e lo guardo, sembra sonnekkiare,con la voce del pensiero lo richiamo all`ordine"sei pronto per questa avventura?Gli chiedo".Sorseggio il caffè da sola in cucina i il mio unico,anzi l`unica domanda che mi rimbomba nella mente è"Angy sei sicura di quello che stai per fare? Sono 3000 e passa miglia, solo mare,giorni,notti e quello che ne verrà da dividere con altre 3 persone."

Ormai tutto è pronto,tutto organizzato" DEVO"portare avanti un sogno che credevo irrealizzabile,che mi è stato presentato sul un vassoio d`argento da una coppia di Amici Marco e Daniela e la loro barca"Jakima"uno splendido Swan 53.
Sveglio il marito che per l`occasione ha deciso che valeva la pena di accompagnarmi all`aereoporto,l`unica parola fino al momento dei saluti è stato "buon giorno" anche se fuori era buio pesto.....

Passiamo a prendere Giuseppe,che io ho conosciuto qualche settimana prima della partenza,di lui so molto poco,ma ho un atroce dubbio sul suo andare per mare,è uno scafista e radioamatore....sensazione mi dico,non lo conosci, magari è un`ottima persona....ma il mio dubbio in futuro si rivelerà in tutta la sua concretezza e lo capirete più avanti.
Giuseppe sale in macchina pimpante e emozionato come un grillo,io non mi sento nessuna emozione,forse perché le braccia di Morfeo non mi hanno ancora lasciato del tutto.
Arrivo a Gran Canaria.

Appena metto la testa fuori dal portellone dell’aereo vengo investita da una piacevole ventata di aria calda che profuma di mare.panorama simile a quello siciliano:un vulcano,tanta terra nera poca vegetazione….e l’oceano azzurrissimo con la sua lunga onda che frange violenta sulla sabbia e sugli scogli.

La Barca è ormeggiata a Port Mogan, in passato doveva essere un delizioso paese di pescatori,trasformatosi poi in località per turisti nordici.
Trascorriamo a Mogan circa dodici giorni visitando l’isola di G.Canaria e preparando la cambusa,la mia ansia sale,una vocina continua a chiedermi se sono sicura di voler fare l’attraversata….cerco di scacciarla come una mosca insopportabile…..maledetta vocina……
Il giorno 20 di novembre si va a vedere la partenza dell’ARC…Arrivati al porto di Las Palmas veniamo convolti in un turbine velico,velisti da ogni parte del mondo che si danno un gran da fare per gli ultimi preparativi sono le 10 del mattino la partenza è per le 13,la banda fa continue vasche lungo il molo sotto un sole cocente in tipico costume da gondoliere veneziano e suona persino la “Mazurca di periferia” e la marcia dei bersaglieri….roba da matti….sono tutti in festa….tutti euforici.
 
Mentre passeggio lungo il molo la mia attenzione cade sulle varie bandiere italiane, mi avvicino ad una barca, fervono gli ultimi preparativi,sento un familiare accento veneto,il richiamo della foresta è troppo forte e mi presento, la barca si chiama AX ,un 53 piedi,non conosco lo scafo,vengono da Venezia,si son fatti il Mediterraneo,gran bel viaggio.Il destino volle che in mezzo all’Oceano gli abbiamo fatto da ponte radio avevano problemi di ricezione,ma loro erano diverse miglia avanti a noi.Chissà se li incontreremo ai Carabi. Buon Vento XA……

Alle 12.30 il porto è mezzo vuoto,sono usciti i giganti e dietro di loro barche sempre più piccole,escono tutti ben ordinati per poi sparpagliarsi dentro la baia…..il cannone delle fregata della Marina Militare Spagnola tuona e una mini Barcolana si avvia verso l’orizzonte, verso il Sud, alla ricerca dell’Aliseo che pare sia in ritardo, il mio pensiero va ad una barchina di poco più di dieci metri batte bandiera olandese,a bordo una famigliola, genitori giovani e 2 biondissimi bimbi il più grande avrà avuto una decina di anni il secondo a otto non ci arrivava.
 
Il commento di alcune persone a terra e stato “ sono dei pazzi incoscienti”,pazzi o incoscienti,erano contenti
e son arrivati a S.Lucia son, arrivati sani e salvi e ora si godono il caldo e tutte le meraviglie che i Carabi offrono e secondo me continueranno a navigare….Grandi!!!A loro tutta la mia ammirazione.
Ad un’ora dalla partenza da ovest arriva un bel groppo,noi lo vediamo da terra,si abbatte sulle barche rimaste indietro,molte di loro fanno dietro front e rientrano in porto….I regatanti invece sono spariti dietro l’orizzonte…..
Il meteo dava una perturbazione che stava scendendo al centro Atlantico,Marco decide di aspettare un altro giorno, e poi ancora un altro,la bassa pressione è ferma al centro dell’oceano e non intende muoversi.

Finalmente il 23/11 Marco prende la decisione”domani si parte speriamo che questa dannata perturbazione decida qualcosa. Abbiamo saputo solo all’arrivo in Martinica che dopo la nostra partenza le Canarie hanno subito la violenza di un quasi uragano,fatto insolito, ci guardiamo increduli, ma ad un internetpoint ci conferma tutto,l’abbiamo scampata.
Il 24/11 alle 11.15 molliamo gli ormeggi,l’aria è tersa,il sole picchia,facciamo le prime 30 miglia con vento da S-W,con 20 knd,la barca 8. Randa e genoa 1.

Verso le 15.30 il vento cala fino a scomparire del tutto, siamo fermi,dobbiamo accendere motore, faremo le prossime 80 miglia con il rumore alle orecchie……
Iniziano i turni,con pilota automatico,fra un pisolo e lettura,una cena in pozzetto e verso le 21.00 inizia una leggerissima brezza,troppo leggera per aprire le vele,facciamo ancora andare il motore,quando il vento è a 15knd decidiamo di dare tela, sempre vento da S-W…lentamente il vento aumenta fino ad arrivare a 25knd costanti,la barca scivola sull’acqua dolcemente con il suo passo sicuro e deciso, è un piacere stare al timone.

Un tramonto stupendo lascia il posto alle tenebre,sono al timone, in lontananza vedo delle luci,tante luci, all’orizzonte,per un attimo ho pensato fossero le luci di poppa di barche , ma man mano che il mio naso saliva verso il cielo capisco che quelle all’orizzonte son stelle, il cielo che ero abituata a vedere nelle notti di navigazione nel Mediterraneo non era lo stesso cielo che avevo davanti…..

Mi perdo in quello spettacolo tengo continuamente il naso per aria e qualche volta la vela mi dice che son distratta…..mi dice di tenere la rotta…. orzo leggermente, sento la barca riprendere velocità,sento che mi perdona le distrazioni di quella mia prima notte in Oceano.
A malincuore do il cambio al timone,nell’acqua nera scorgo per un attimo una luce, una lunga luce,avrò le traveggole(mi dico), ma subito dopo anche Giuseppe mentre prende il timone mi dice di vedere delle scie in acqua ,delle scie molto veloci….Non abbiamo le traveggole,ci sono davvero degli ectoplasmi in acqua e anche molto veloci e piano piano aumentano,son 6 e sbuffano come i delfini…..non riuscivo a dare una spiegazione a quelle luci…..poi colpo di genio….dietro la poppa come delle pagliuzze d’oro lanciate da chissà quale fatina,il Plancton…..Spiegate le traveggole.

Durante tutte le notti dell’attraversata lasceremo dietro di noi una miriade di stelline fosforescenti…è come essere sospesi fra cielo e mare.
I Turni al timone.
Facevamo 2 turni di 4 ore più 1 di 2 ore nell’arco delle 12 ore, per far si che ogni coppia non avesse sempre lo stesso orario di turno.
Quelli che mi veniva più pesante era quello da mezzanotte alle quattro,svegliarsi dopo aver lottato contro il rollio,per trovare la posizione giusta e addormentarmi era davvero ardua impresa.

Ricordo che Marco mi disse di mettere il telo antirollio,strana gabbia,pensai, ma seguii il suo consiglio, non lo avessi mai fatto.
Avevo finito il mio turno, toccava a Marco e Daniela,prima di scendere sottocoperta e andare in branda mi sedevo in pozzetto a fumarmi una sigaretta guardandomi attorno,questo rituale mi dava un senso di rilassatezza incredibile.

Poi mi spogliavo in pozzetto,lasciavo cerata e pantaloncini fuori,per quanto poco salati,pensavo che era meglio portare quanto meno salsedine possibile all’interno della barca,una lavata veloce e poi in branda, si fa per dire, perché in realtà era un comodo letto con tanto di lenzuola, insomma una bella cameretta tutta per me.

La prima notte è stata una tragedia,l’onda colpiva la barca al giardinetto, un’onda abbastanza grande da far rollare la barca, tanto da costringermi a tenermi ben salda al tientibene.Finalmente arrivo a sdraiarmi cerco di mantenere l’equilibrio per legare la cimetta del telo,ci riesco e mi stendo,il rollio aumentava,mi aggrappo al materasso e mi addormento profondamente.

Nel sonno mi sento scaraventata da una forza superiore,dentro un sacco, mi sveglio, dentro un sacco in effetti ci sono finita,sensazione davvero complicata,mista ad arrabbiatura e ridicolo. Ero intrappolata fra il telo antirollio e il bordo della cuccetta, ogni mio sforzo per mettermi in posizione tale da potermi liberare era vana,mi immagino come poteva essere vista dal di fuori,e inizio a ridere, le forze mi abbandonano e chiamo aiuto… liberata fra l’ilarità comune, ripiego il telo e cerco di riaddormentarmi……. D’ora in avanti dormirò di traverso al letto senza più telo,per 18 giorni con l’unica preoccupazione di cadere sul pagliolato,ma almeno si dorme.

La giornata trascorreva velocemente,fra i turni al timone,ogni tanto c’era Casimiro(pilota automatico) che ci dava la possibilità di farci delle stupende docce in pozzetto,stupenda sensazione la doccia in pieno oceano, di cucinare e pranzare a tavola seduti, di fare le pulizie quotidiane della barca,di tranquille chiacchierate, di dedicarci alla lettura o ad un pisolo prima del turno di notte. Non c’è mai stato un momento in cui mi sia annoiata.

Anche se intorno a me ,per 18 giorni c’è sempre stato mare e cielo il panorama si presentava sempre diverso, diverse le albe,incantevole vedere il primo spicchio di sole levarsi velocemente dall’orizzonte per andare a giocare a nascondino fra le basse nuvole oceaniche( quando dico oceanico pensate sempre a qualcosa di più grande di quello che siete abituati a vedere).La grande onda che sembra voglia inghiottirti,invece prende dolcemente la barca e la solleva per poi lasciarla dolcemente cadere nell’incavo dell’onda facendo sparire l’orizzonte, ai groppi che ti girano attorno,ne abbiamo presi di striscio un paio.
 
Anche le notti erano diverse migliaia di stelle cadenti e meteore dai colori accesi che illuminavano il cielo per una frazione di secondo a contatto con l’atmosfera terrestre. Alle mie litigate con il mio compagno di turno perché zompava fra un pozzetto e l’altro senza tenersi e senza essere legato .Sono state notti di ansia e arrabbiature, ascoltando la sua saccente presunzione sulla sua esperienza dell’andar per mare,il motoscafista convinto che ha uno strano rapporto col mare.

Non aveva capito o forse pensava di essere superman, che se si cade in oceano di notte, col piffero che riesci a ritornare in quel guscio che è l’unica cosa che ti tiene in grembo al riparo dalle insidie di madre natura.
I miei turni di notte sono stati spesso ansiosi,mi sentivo responsabile,se gli fosse successo qualcosa non so se sarei riuscita ad agire a mente fredda. Ero tranquilla solamente quando lui si addormentava in pozzetto davanti a me.
 
Spesso non lo svegliavo,facevo anche il suo turno, era piacevole stare al timone e tornare a ritroso con i pensieri dell’infanzia, è come se fossi rinata una seconda volta,ho rivisto per tutto il tempo che ho navigato di notte tutto il film della mia vita,ho rivisto i miei ricordi di bimba, di adolescente, di donna, di moglie, madre. Io nata dove la pianura Padana finisce e iniziano le prealpi,ora mi trovavo chiusa come in una di quelle bolle di vetro con la neve,solo che al posto della neve avevo un cielo stellato e il plancton.

Forse Giuseppe in barca non ha mai fatto quasi nulla, se non il marconista e il Pisolo,Marco lo aveva richiamato più volte senza nessun risultato,l’avrebbe sbarcato volentieri,ma dove?
A Parte ogni cosa tutto è andato a meraviglia.

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Marco pensava di fare una rotta più corta,ma l’Aliseo era assente, abbiamo navigato lungo la costa africana, sempre con vento da SW, così abbiamo fatto la rotta classica, siamo passati a NW lasciando le isole di Capoverde a 200 miglia,sfruttando la corrente EW che alcune volte era di 2 knd, con un vento abbastanza costante caldo secco.
Sotto il 15° lo abbiamo incontrato,abbiamo incontrato il suo respiro a 25knd l’Aliseo, finalmente,randa e genoa tangonato fino in Martinica.

Le nostre 24 ore erano intense,dopo il turno di notte ci si preparava per una abbondante colazione, durante il giorno si mangiukkiava qualcosa e cena la sera.
Ricordo quando è finito l’ultimo pezzetto di pane duro riscaldato al forno, molti di noi il pane duro a casa lo buttano,noi lo abbiamo centellinato fino a dar fondo alle fette biscottate e il pane a cassetta,ma non era la stessa cosa, ci mancava tanto il nostro pane quotidiano .Così noi donne abbiamo pensato che era ora di mettere in opera le nostre conoscenze di massaie tutto fare.
 
Ci mancava il lievito, facciamolo abbiamo la farina e la birra,dopo aver impastato tutto lo abbiamo lasciato a fermentare per 2 gg. Il terzo giorno le panettiere marinaie impastavano farina acqua e lievito,tenendosi in equilibrio nel rollio della barca,sotto lo sguardo negativo dei nostri ometti. Divertente davvero divertente,male che vada diventerà cibo per pesci.
 
Daniela e io abbiamo messo a lievitare il pane in pasta avvolgendolo in un panno con la cura, cui si rimboccano le coperte di un neonato. Eravamo soddisfatte del nostro lavoro,ne io ne lei aveva mai fatto il pane in casa, Controllavamo la lievitazione ogni dieci minuti,quelle ora ci sono sembrate una eternità.in tutto questo tempo la vita trascorreva tranquilla come ogni giorno.

Finalmente era giunto il momento di infornare, una serie di piccole pagnottelle con una X sopra prendevano forma dalle nostre mani infarinate,inforniamo e si torna in pozzetto.In oceano non hai molta possibilità di sentire odori a te familiari,senti il profumo del mare,l’odore dei cibi che cucini,nient’altro.E’ davvero una sensazione fantastica essere al timone e sentire il profumo del pane infornato che ti solletica il naso,……..Paneeeeeeeeee!!!! Profumo di paneeeeeeeeee!!!Piacevole inebriante, caldo e croccante……2 kg di pane finito in un giorno. Da Allora ogni 2 gg si faceva il pane. Il resto delle fette biscottate e derivati vari li abbiamo consumati solo nei fuori pasto.

La nostra Cambusa vegetale era ben fornita,gli ortaggi si sono conservati bene in uno dei 2 frigoriferi,formaggi e insaccati sottovuoto nell’altro, la carne l’avevamo cucinata prima di partire e conservata nei contenitori.Ma è durata poco si e no 3 gg, la frutta dondolava profumata nelle amachine sistemate nei tienti bene laterali.

Le patate aaaaaaaaaaahhhhhhh le patate.Nel sistemare la patate Daniela non mi aveva avvisato che una cinquina di Kg l’aveva sistemato sotto il pagliolato della mia cabina,dopo circa una settimana, sento odore di marcio ogni volta che entravo in cabina,non riuscivo a capire da dove venisse,mi son tirata su le maniche e ho pulito e lavato la mia cameretta ,ma niente da fare la puzza non se n’era andata, controllo il bagno, altra pulizia di Pasqua, niente da fare,nessuno diceva nulla, Daniela mi guardava e non mi diceva nulla,se lo era scordato.

Una Mattina prima che si andasse a coricare la chiamo, mi dice di sentire anche lei la puzza, ma non ha idea da dove provenga. Tiriamo fuori tutto dagli armadietti, i materassi, insomma tutto, tranne il tappeto sotto i nostri piedi. Finalmente finiscono le patate della prima scorta e Daniela mi dice di prendere la seconda sotto il mio pagliolato, lascio a chi legge la sensazione di puzza di cadavere che mi ha riempito le narici non appena ho sollevato il legno,c’erano 3 patate marce che avevano fatto l’acquetta……..la frutta è finita a 150 miglia dalla Martinica.
Lo scatolame è rimasto quasi intatto.

Fra la colazione e la cena ci si preparava aperitivini e snaks vari.
La cena era spesso di un primo e un secondo con contorno e qualcosa di dolce.Il tutto seduti a tavola apparecchiata per bene,lottando sempre con il maledetto rollio riuscivamo a sentirci a casa, in famiglia.
Doccia in oceano.
A giorni alterni mettevano in moto il generatore e il dissalatore,e a giorni alterni si faceva una ricca doccia in pozzetto con tanto di shampoo e impacco per capelli(questo solo per le signore) e bucatino,che spettacolo
gente,che soddisfazione.

Durante una delle mie docce vedo poco lontano una pinna che taglia la superficie del mare come una lama.
Chiudo l’acqua e mi metto ad osservare quella pinna,ho pensato subito ad uno squalo, invece in un attimo dopo
ci rendiamo conto che sono 2 marlin belli grossi,che scompaiono veloci fra le onde. Siamo a 300 miglia dalla Martinica, il grosso è stato fatto…….e la stanchezza inizia a farsi sentire,il nostro organismo si è dovuto adattare anche se abbastanza lentamente al cambio di fuso,ai turni,al continuo tenersi in equilibrio a causa del rollio, al dormire in un movimento continuo, mi facevano male i muscoli,le mie mani erano diventate come quelle di un minatore,non so dirvi con esattezza se questa stanchezza era dovuta al fatto che la terra era quasi vicina,che tutto sta per finire,o il mio fisico che ormai mi diceva che era ora di riposare…..

Contiamo le miglia che ci separano da terra,iniziamo a vedere le prime sule, tutte nere con il loro becco arancione acceso galleggiare sulle onde, i grandi gabbiani ci volteggiano intorno…….siamo vicini…..
E’ il 12 di dicembre, sono le 11.00 del mattino,all’orizzonte appare sfocato il profilo della Martinica con il
Il suo vulcano le Montagne Pelee……terraaaaaaaaa!!!!Felici in pozzetto,lasciando la rotta a Casimiro, prendiamo i flut di cristallo stappiamo una ghiacciata bottiglia di Moet.
 
Dobbiamo entrare nel Gran Cul de Sac Marin,l’accesso è disseminato da numerose barriere coralline,fortunatamente è facilitato dalla buona disposizione delle boe( vige il sistema americano, cioè il rosso a dritta e il verde a sinistra).Poco prima del Cul de Sac Anglais ci raggiunge un bel groppo,lo avevamo visto arrivare e avevamo tolto il tangone e terzarolato fiocco e randa il vento soffia a 30 nd e andiamo di bolina larga,il vento rinforza fino 37 knd togliamo fiocco, la randa ha 2 mani vien giù l’inferno di aqcua dal cielo freddo boia noi siamo in costume.20 minuti e siamo in rotta per 0.70 vediamo la colonna bianca del faro poco distante dagli edifici coloratissimi del Club Med,appena entriamo in baia il vento cala di brutto smette di piovere e noi accendiamo motore seguendo il canale che ci darà la possibilità di fermarci definitivamente.
 
La cosa fantastica,la barca ha smesso di rollare,anche se ormai ci viente in automatico cercare l’equilibrio SIAMO FERMIIII!!! La baia è molto vasa con varie insenature dalle rive coperte dalle mangrovie, ci saranno circa 200 barche in rada, ferme immobili tutte in ordine accarezzate dalla brezza calda che viene da Est, alle 16.14 diamo ancora nella baia di Le Marin.
 
E’ finita…….stappiamo un’altra bottiglia prima di una cena in tutta tranquillità con in piatti in porcellana,i cristalli,tutto fermo immobile bellissimoooo. Menù:Antipasto di formaggi e l’ultimo pezzetto di Jamon (prosciutto spagnolo) Spalla di prosciutto
di Praga all’ananas e riso al kerry,per dolce pane e nutella,gocceto di malvasia. Ci abbandoniamo all’ozio,rapiti da un tramonto mozzafiato,inebriati dai profumi dei fiori che l’aria della sera porta con se….tutti in religioso silenzio,avevamo finito le parole….la pace…..domani si va in dogana.

Inviata da Angela

 
 



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